Oggigiorno vi è un’enorme varietà di test cutanei e sierologici, che forniscono molteplici risultati.

Il lavoro dell’allergologo sarà quello di stabilire se la sensibilizzazione messa in evidenza a livello cutaneo e/o serologico (i test indicano la presenza di IgE specifiche dirette contro gli antigeni testati) sia effettivamente di importanza clinica o se invece rappresenti unicamente la conferma di un processo di sensibilizzazione, senza però un correlato clinico. Questo concetto è molto importante: il paziente non deve credere che la sensibilizzazione messa in evidenza nei test cutanei o serologici sia automaticamente sinonimo di allergia. In effetti molti pazienti atopici sono portatori di numerose sensibilizzazioni senza avere manifestazioni cliniche evidenti dovute alle stesse.

La diagnosi eziologica (basata sulla causa) specifica deve considerare la sintomatologia clinica, la probabile porta d’entrata dell’allergene e la natura dell’allergene sospettato. Oltre alle prove di sottrazione e di esposizione non sempre realizzabili e spesso troppo lunghe, la più importante metodica per svelare eventuali sensibilizzazioni specifiche del paziente è costituita dai test cutanei. Il soggetto viene messo a contatto con gli allergeni sospettati in dosi tali da fornire risposte locali senza scatenare la sintomatologia in maniera completa. Il medico dovrà scegliere quale tipo di test utilizzare. Verranno presi in considerazione i test prick, i testi scratch ed i test intracutanei per le allergie di tipo immediato (rinite, congiuntivite, sinusite, laringite, bronchite con o senza asma), mentre i test epicutanei saranno generalmente utilizzati per le patologie di tipo ritardato (eczema).

gty_allergy_test_tk_111226_wmain
gty_allergy_test_tk_111226_wmain

Oggigiorno vi è un’enorme varietà di test cutanei e serologici, che forniscono molteplici risultati.

Il lavoro dell’allergologo sarà quello di stabilire se la sensibilizzazione messa in evidenza a livello cutaneo e/o serologico (i test indicano la presenza di IgE specifiche dirette contro gli antigeni testati) sia effettivamente di importanza clinica o se invece rappresenti unicamente la conferma di un processo di sensibilizzazione, senza però un correlato clinico. Questo concetto è molto importante: il paziente non deve credere che la sensibilizzazione messa in evidenza nei test cutanei o serologici sia automaticamente sinonimo di allergia. In effetti molti pazienti atopici sono portatori di numerose sensibilizzazioni senza avere manifestazioni cliniche evidenti dovute alle stesse.

La diagnosi eziologica (basata sulla causa) specifica deve considerare la sintomatologia clinica, la probabile porta d’entrata dell’allergene e la natura dell’allergene sospettato. Oltre alle prove di sottrazione e di esposizione non sempre realizzabili e spesso troppo lunghe, la più importante metodica per svelare eventuali sensibilizzazioni specifiche del paziente è costituita dai test cutanei. Il soggetto viene messo a contatto con gli allergeni sospettati in dosi tali da fornire risposte locali senza scatenare la sintomatologia in maniera completa. Il medico dovrà scegliere quale tipo di test utilizzare. Verranno presi in considerazione i test prick, i testi scratch ed i test intracutanei per le allergie di tipo immediato (rinite, congiuntivite, sinusite, laringite, bronchite con o senza asma), mentre i test epicutanei saranno generalmente utilizzati per le patologie di tipo ritardato (eczema).